Titolo: Colazione da Tiffany
Titolo originale: Breakfast at Tiffany's
Autore: Truman Capote
Traduttore: Bruno Tasso
Casa editrice: Garzanti
Anno: 2010
Genere: romanzo di costume
Molto spesso mi capita di essere controcorrente per quanto riguarda la mia opinione su alcuni libri che vengono considerati dei grandi classici o dei capolavori. E' successo in passato con Il piccolo principe, ed accade oggi con Colazione da Tiffany.
Avevo deciso di leggere questo libro del 1959 perché non lo conoscevo e, spinta dalla fama del film ad esso ispirato, ho ceduto ad un'offerta e l'ho portato a casa.
Purtroppo il romanzo non mi è affatto piaciuto.
Holly Golightly è una ragazza di provincia che si trasferisce a New York per trovare un miliardario da sposare. Nel frattempo, mentre cerca il suo posto nel mondo, sopravvive con i soldi che i suoi accompagnatori le danno per la toilette, e si immerge nella vita notturna della città, fatta di feste e party sfrenati, per dimenticare i suoi problemi. Non a caso la ragazza dichiara più volte di essere felice, come a voler convincere più se stessa che il suo interlocutore. Ella presenta anche dei periodi di euforia sfrenata alternati ad altri di tristezza acuta, che fanno pensare molto ad una persona affetta da sindrome bipolare.
Il suo continuo dichiarare di voler essere uno spirito libero, privo di gabbie, come lo è un animale selvatico, nasconde in realtà un grande bisogno d'affetto, che trova il suo culmine in una sessualità ambigua (pare infatti essere bisessuale, grazie all'entrata in scena del personaggio di Mag Wilwood).
Tutto viene incorniciato da una ingenuità che porta la ragazza anche ad avere dei rapporti con il malvivente Sally Tomato e a lavorare per lui quasi senza rendersene conto.
Nell'incipit del romanzo troviamo Paul, il coprotagonista, che, dopo molti anni dalle vicende narrate, si chiede cosa sarà successo ad Holly e se la rivedrà mai.
Mi spiace dirlo, ma Paul non ha per niente suscitato le mie simpatie, in quanto è rimasto un personaggio statico per tutto il tempo. Nonostante egli si sia innamorato della protagonista, non fa poi molto per tentare di conquistarla.
Forse anche lui, come la protagonista femminile, vuole rappresentare una certa mancanza di coraggio nell'affrontare la vita?
Il libro, seppure dalle dimensioni ridotte, presenta uno stile semplice che introduce le vicende come se fossero raccontate durante uno stream of consciusness. Questo, però, ha influito sulla qualità della trama, che manca di dettagli e di background.
Il finale del libro è deludente per chi si aspetta un romanzo d'amore, anche se, in realtà, esso rispecchia appieno il carattere della protagonista. La sua scelta di andare in Sud America lasciando Paul è in linea col suo carattere, perché a lei risulta più facile fuggire da quelli che la amano, piuttosto che affrontare la profondità di tali sentimenti (come già successo col precedente marito di Holly) e le sue insicurezze. Piena di pathos in questo caso è la scena in cui abbandona il gatto.
L'autore ha dichiarato di essersi ispirato a Marilyn Monroe per la sua protagonista, e devo ammettere che forse il carattere di quest'attrice sarebbe stato più aderente a quello descritto rispetto a quello della Hepburn, che verrà poi scelta per interpretare il ruolo al cinema.
Dal romanzo, infatti, è stato tratto un film nel 1961 diretto da Blake Edwards con la famosa Audrey Hepburn. L'ho visto per capire se fosse stato cambiato qualcosa, in modo da giustificare il suo successo e, purtroppo, nonostante i molti cambiamenti fatti rispetto al libro, nemmeno questo ha incontrato il mio gusto.
La storia fu modificata per seguire quelli che erano i canoni della commedia di quegli anni, e fu inserito anche il lieto fine con tanto di bacio.
L'unica cosa piacevole del film è stata la colonna sonora creata da Henry Mancini (che non a caso vinse l'Oscar), anche se il tema di Moon river viene ripetuto così spesso per tutta la durata del film, che viene quasi a noia.
Voto: 2/5
Inizio a credere che tu detesti profondamente questo tipo di personaggi ambigui. Io invece li adoro, sono umani, hanno difetti, hanno mille paure nascoste dietro il loro essere estrosi. Forse perchè mi sono rispecchiata per anni e ancora adesso mi rispecchio in Holly che l'ho sempre capita. La scena del gatto è infatti una delle mie preferite. Io e te su ste cose siamo proprio agli antipodi XD
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