Regista: Matteo Garrone
Anno: 2015
Genere: fantastico
Il racconto dei racconti è il primo film in lingua inglese del regista italiano Matteo Garrone, tratto dall'opera del napoletano Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti (1634), che fu la prima a livello europeo ad utilizzare le fiabe come forma di espressione popolare, talvolta scendendo anche nel truculento.
E' proprio questa la peculiarità della pellicola, che può essere definita appartenente al genere fantastico, ma che si distacca nettamente dal fantasy degli ultimi anni (basti vedere le differenze con saghe come quella de Il signore degli anelli), rendendo la trama molto più cruda e vicina alla realtà. In particolare, Garrone si ispira a tre delle 50 novelle contenute nel Lo cunto de li cunti: La pulce, La cerva fatata e La vecchia scorticata.
Il re erotomane di Cassel potrebbe essere anche criticato per un calcio ad un pavone... gli animali, infatti, non sono trattati molto bene in questo film... |
I tre episodi trattano del desiderio e delle sue conseguenze, ed in particolare del fatto che la felicità ha un prezzo che va sempre pagato (vedi la morte del re palombaro per far sì che la moglie realizzi il suo sogno di diventare madre). Le novelle, infatti, non si fermano alle vite delle madri e dei padri, ma continuano con quelle dei figli, proprio per dimostrare ciò e per far riflettere sulla natura dei sentimenti umani, in particolare dell'amore.
Uno dei sentimenti che accomuna la maggior parte dei personaggi è la paura dell'inesorabile vecchiaia (il re che non vuole che la figlia lo lasci, le due vecchie che vogliono ringiovanire ed il re erotomane che ha paura di essere contagiato dalle vecchie). Tutte queste storie sono accomunate da un piccolo dettaglio: il colore rosso in un oggetto fondamentale per quella storia.
Il bello del film, e dei racconti, è il fatto che ognuno può interpretare a modo proprio le vicende, in base a quello che gli viene trasmesso.
Uno dei sentimenti che accomuna la maggior parte dei personaggi è la paura dell'inesorabile vecchiaia (il re che non vuole che la figlia lo lasci, le due vecchie che vogliono ringiovanire ed il re erotomane che ha paura di essere contagiato dalle vecchie). Tutte queste storie sono accomunate da un piccolo dettaglio: il colore rosso in un oggetto fondamentale per quella storia.
Il bello del film, e dei racconti, è il fatto che ognuno può interpretare a modo proprio le vicende, in base a quello che gli viene trasmesso.
Mi è piaciuta molto la figura, un po' caricaturata, dello stregone vestito di nero (interpretato da Franco Pistoni) che annuncia probabilmente quelle che sono le verità a cui ognuno di noi è disposto a credere, ma che non riesce a confessare nemmeno a se stesso.
Poco memorabile la performance di Vincent Cassel nei panni del re erotomane.
L'eroina sicuramente più interessante è la fanciulla che, da principessa desiderosa di conoscere le cose del mondo, diventa prima moglie di un orco, poi assassina ed infine regina. D'altronde ella appartiene al racconto più convincente, La pulce.
Purtroppo, però, non si riesce ad immedesimarsi nei personaggi, probabilmente perché il loro background non risulta del tutto chiaro, o forse perché ormai ci troviamo in un'epoca in cui compiremmo delle scelte diverse. Sicuramente la selezione di un cast internazionale ha aiutato molto a vendere il prodotto; purtroppo credo che sul made in Italy ci siano ancora molte diffidenze, ed utilizzare solo attori italiani avrebbe decretato un po' il flop del film.
Poco memorabile la performance di Vincent Cassel nei panni del re erotomane.
L'eroina sicuramente più interessante è la fanciulla che, da principessa desiderosa di conoscere le cose del mondo, diventa prima moglie di un orco, poi assassina ed infine regina. D'altronde ella appartiene al racconto più convincente, La pulce.
Purtroppo, però, non si riesce ad immedesimarsi nei personaggi, probabilmente perché il loro background non risulta del tutto chiaro, o forse perché ormai ci troviamo in un'epoca in cui compiremmo delle scelte diverse. Sicuramente la selezione di un cast internazionale ha aiutato molto a vendere il prodotto; purtroppo credo che sul made in Italy ci siano ancora molte diffidenze, ed utilizzare solo attori italiani avrebbe decretato un po' il flop del film.
Il budget impiegato per la creazione della pellicola italiana, in collaborazione con Francia e Inghilterra, è pari a 14,5 milioni di dollari.
Il film ha una grafica e dei costrumi molto curati, ricorda talvolta il barocco. Si passa infatti da scene molto colorate a scene quasi esclusivamente sulle tonalità del grigio, che mi hanno ricordato molto Il labirinto del Fauno, altro fantasy non troppo fantasy di qualche anno fa.
Gli effetti speciali digitali sono ridotti al minimo, e si prediligono invece quelli analogici, con l'ausilio di trucchi e pupazzi (il drago marino mi ha ricordato molto il drago presente ne La storia infinita).
L'accompagnamento musicale è costante, ma arriva quasi ad annullarsi nei momenti pieni di pathos.
Importantissime per questo film sono state le location, offerte da suggestivi paesaggi del sud Italia (come le fantastiche gole dell'Alcantara) e da castelli e residenze storiche, che non si possono trovare nemmeno nelle migliori produzioni americane, riportando ad un'atmosfera medioevale e boccaccesca.
I luoghi del film
L'unica pecca del film è quella di poter risultare un po' lento, ma sarei contentissima se, come spera Garrone, questo film desse il via ad una serie tv che correggerebbe sicuramente il suo difetto, grazie al tempo limitato in cui dovrebbe esprimersi.
La pellicola è stata candidata per la palma d'oro al festival di Cannes.
Il trailer del film
*La mia esperienza al cinema*
Quando sono andata a vedere questo film al cinema sono rimasta shockata dalla presenza di molti bambini dai 10 anni in giù. Sicuramente il titolo della pellicola può fuorviare un genitore disattento, ma dove sta il controllo del personale del cinema in questi casi? E' assolutamente un film che farei vedere dai 16 anni in su, perché contiene molte scene di nudo e sesso, oltre a quelle truculente e sanguinose citate nell'articolo sopra. Queste sono favole vere senza l'edulcorante a cui la Disney ci ha abituato, e per questo non sono per tutti.
Il film ha una grafica e dei costrumi molto curati, ricorda talvolta il barocco. Si passa infatti da scene molto colorate a scene quasi esclusivamente sulle tonalità del grigio, che mi hanno ricordato molto Il labirinto del Fauno, altro fantasy non troppo fantasy di qualche anno fa.
Gli effetti speciali digitali sono ridotti al minimo, e si prediligono invece quelli analogici, con l'ausilio di trucchi e pupazzi (il drago marino mi ha ricordato molto il drago presente ne La storia infinita).
L'accompagnamento musicale è costante, ma arriva quasi ad annullarsi nei momenti pieni di pathos.
Importantissime per questo film sono state le location, offerte da suggestivi paesaggi del sud Italia (come le fantastiche gole dell'Alcantara) e da castelli e residenze storiche, che non si possono trovare nemmeno nelle migliori produzioni americane, riportando ad un'atmosfera medioevale e boccaccesca.
I luoghi del film
L'unica pecca del film è quella di poter risultare un po' lento, ma sarei contentissima se, come spera Garrone, questo film desse il via ad una serie tv che correggerebbe sicuramente il suo difetto, grazie al tempo limitato in cui dovrebbe esprimersi.
La pellicola è stata candidata per la palma d'oro al festival di Cannes.
Il trailer del film
Voto: 4/5
*La mia esperienza al cinema*
Quando sono andata a vedere questo film al cinema sono rimasta shockata dalla presenza di molti bambini dai 10 anni in giù. Sicuramente il titolo della pellicola può fuorviare un genitore disattento, ma dove sta il controllo del personale del cinema in questi casi? E' assolutamente un film che farei vedere dai 16 anni in su, perché contiene molte scene di nudo e sesso, oltre a quelle truculente e sanguinose citate nell'articolo sopra. Queste sono favole vere senza l'edulcorante a cui la Disney ci ha abituato, e per questo non sono per tutti.
Sono d'accordo più o meno su tutto (non sulla tenerezza verso l'orco).
RispondiEliminaE' questo un film che di sicuro non può piacere a tutti: si tratta di fiabe, innanzitutto, quindi di un genere già di per sé particolare. Se non si tiene in conto, poi, che tali fiabe sono liberamente ispirate a Lo cunto de li cunti, e ci si aspetta allora l'edulcorazione a cui siamo abituati, si resta di certo delusi o sconcertati.
Bellissime le location, davanti alle quali mi sono all'inizio sentita perplessa, così abituata a quelle "finte" delle produzioni americane.
Anch'io penso che La pulce sia il racconto meglio riuscito (anche se confesso, ahimè,di aver aspettato che la caverna si trasformasse in un castello e l'orco in un principe o giù di lì).
Interessante il fatto che il titolo, "Il racconto dei racconto", traduzione de "Lo cunto de li cunti", faccia riflettere su come queste fiabe possano essere anche considerate le "progenitrici" di tutte quelle che conosciamo: "Il principe e il povero", ad esempio, potrebbe essere derivato dal racconto della Regina; "La Bella e la bestia" da La pulce; "Cenerentola" da La vecchia scorticata.
Una piccola riflessione sui genitori, che non ci fanno una bella figura: risultano infatti egoisti e manipolatori, e finiscono per far del male proprio a quelli che pensano di amare di più, i propri figli.
Concludo dichiarandomi d'accordo sulle tue ultime affermazioni: questo NON è un film per bambini, e, soprattutto durante alcune scene, non è stato bello sapere che dietro di me ce n'era un'intera fila.
L'orco a modo suo è tenero, forse prova anche affetto per la moglie, il problema è la sua mancanza di civiltà... ;)
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