martedì 9 giugno 2015

Cappuccetto rosso sangue


Titolo: Cappuccetto rosso sangue
Titolo originale: Red riding hood
Regista: Catherine Hardwicke
Anno: 2011
Genere: fantasy

Cappuccetto rosso sangue è un film del 2011, diretto da Catherine Hardwike, che si ispira liberamente alla fiaba di Cappuccetto rosso. Coloro che sono amanti delle rivisitazioni delle favole in chiave moderna rimarranno però delusi, in quanto il titolo è una delle poche cose che ha in comune realmente il film con la fiaba, che viene ad assere meramente uno spunto per quello che vorrebbe essere un racconto teen-horror.


Sembra che la regista, reduce dal successo di Twilight, abbia dimenticato di trovarsi su un altro tipo di set, ed abbia riproposto le tematiche presenti nella sua pellicola precedente, prime tra tutte il triangolo amoroso e la figura del licantropo buono.

L'intreccio amoroso è banale: lei promessa ad un uomo ricco ma innamorata di uno povero (che poi, secondo me, la differenza di reddito tra un maniscalco ed un taglialegna non può essere così grande...).


Amanda Seyfried nella sua recitazione risulta molto insipida e monotona. E, tra le altre cose assurde, il suo personaggio, Valerie, fa un sogno in cui ha con la nonna lo stesso dialogo che ha la bambina con il lupo nella fiaba, e da questo capisce che la nonna si trova in pericolo...mah!


Sono stupita di come Gary Oldman abbia accettato di partecipare a questo film, nonostante la pochezza del suo personaggio. Padre Solomon, infatti, viene presentato come un sant'uomo che, dopo aver ucciso la moglie licantropo, decide di mettersi alla caccia dei restanti lupi mannari. Peccato che non sia poi così santo, visto che utilizza molti tipi di torture su innocenti, e pare semplicemente un sadico che scarica la propria frustrazione sugli altri. Inoltre, la sua uscita di scena è a dir poco inconsistente, e non provoca nessuna emozione nello spettatore. 
In questo personaggio si cerca di unire il filone della caccia al "lupo" e dell'Inquisizione contro le streghe, peccato che la figura della strega venga introdotta grazie al mantello rosso della protagonista, che storicamente ha sempre simboleggiato le prostitute e mai le streghe (mandando un po' all'aria il sottotesto sessuale che la storia voleva dare). Del suo personaggio resta solo il ricordo delle sue unghie laccate d'argento.


Le vicende si svolgono in modo molto lento, e lo spettatore non si sente coinvolto nemmeno nella ricerca della vera identità del lupo.
Peccato perché gli effetti speciali sono carini, e le ambientazioni sono state ricostruite molto bene, tanto da ricordare The Village di Shyamalan.

Per questi motivi reputo il titolo fuorviante, poiché la pellicola non appartiene a nessun genere veramente definito:  drama,  splatter,  horror, diventando una macchietta nel panorama cinematografico. 

Voto: 2/5

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