Titolo: Sotto un sole nero
Autore: Ivano Mingotti
Casa editrice: DEd'A
Anno di pubblicazione: 2011
Genere: distopico
Sotto un sole nero è un romanzo breve del genere distopico, che, cioè, narra di un futuro apocalittico. In questo caso in particolare, in seguito ad un incidente ambientale, il sole viene oscurato e l'Ordine prende il potere. Le vicende sono narrate attraverso le descrizioni in prima persona di nove personaggi, ed in particolare attraverso i loro sentimenti.
Il racconto narra, infatti, di uomini esasperati dall'angoscia e mai liberi di essere se stessi, questo per quanto riguarda sia gli oppressi che gli oppressori, riportando il tutto a quella piaga dell'umanità nota come alienazione.
Le scene più belle però sono state quelle in cui i protagonisti erano una madre affranta per la sorte dei figli e un bambino che, purtroppo o per fortuna, non riesce a capire le azioni di sua madre e mette tutto in pericolo con un innocente disegno.
Nel testo non vi è nessun riferimento esplicito alla storia del mondo del secolo scorso, eppure gli spunti e le similitudini sono evidenti. A cominciare dalla figura del Ductor, che anche tramite il suo nome rispecchia quello del Duce Benito Mussolini, ma che nel finale richiama la figura di Hitler, visto che va a rifugiarsi in un bunker. Le nuche rasate possono essere un riferimento agli skinhead e alcuni riferimenti circa la causa dell'attuale situazione saranno riconoscibili con le figure di Einstein e con l'esplosione dalla bomba su Hiroshima. Ulteriore riferimento alle schiere fasciste e naziste è dato dalla lotta contro l'omosessualità.
A detta dell'autore lo scopo del libro è quello di insegnare ai giovani l'importanza della libertà e il significato del totalitarismo, infatti, non c'è una elaborata trama di base, ma si va piuttosto avanti ad episodi. Inoltre, egli non descrive il modus operandi dell'Ordine perché possiamo rifarci alla nostra conoscenza dei personaggi e degli eventi su citati.
L'atmosfera del racconto, nonostante sia stata poco descritta, mi ricorda molto quella presente nel video dei Pink Floyd, Another brick in the wall.
Lo stile di questo scrittore è molto particolare, costituito da una prosa frammentaria, piena di frasi spezzate e ripetizioni, che non saprei se definire innovativo oppure eccessivo. Infatti, se non si prova subito una certa simpatia ed attitudine nei confronti di questo stile, andare avanti nella lettura risulta alquanto difficile.
Il finale però lascia alquanto soddisfatti, nonostante lo sforzo di continuare. In quest'ultima parte, però, non ho gradito la comparsa degli alieni, anche se questa sortita è stata ampiamente compensata dai capitoli del "...e se..." che lasciano speranza nel lettore.
Voto:3/5
Nessun commento:
Posta un commento